Le utili e importanti considerazioni di Paolo Savona sulle criptomonete

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In un opuscolo dal titolo Criptomonete – Al di là della sovranità monetaria, scritto dal presidente della CONSOB Paolo Savona e pubblicato con il giornale Milano Finanza, Savona si interroga su alcune questioni di politica economica estremamente attuali e soprattutto mette in guardia sull’atteggiamento permissivo che la stragrande maggioranza dei governi mondiali sta tenendo nei confronti delle criptovalute.

Una delle priorità è che l’Italia si apra all’intelligenza artificiale nel campo finanziario e alle criptovalute. L’Italia, come moltissimi altri paesi e gli stessi Stati Uniti, ha sottovalutato il potere e il peso che Bitcoin & Co. avranno nel prossimo futuro, lasciando tale campo sostanzialmente non regolamentato. Savona distingue le fasi di sviluppo umano in:

  • l’hylesfera, la sfera materiale, cioè quella delle guerre e dell'”impossessamento dei beni con la forza”;
  • l’ideosfera, la sfera delle ideologie o della competizione tra ordini politici differenti;
  • l’infosfera, la sfera di internet e dell’informatica, in cui ci troviamo adesso e in cui finora gli Stati Uniti hanno esercitato una grande influenza (Savona, p. 33).

Il progresso e l’evoluzione degli scambi mutano i contesti geopolitici e, nel nostro periodo, si è ora giunti a un secondo livello dell’infosfera, in cui si sta verificando un’ancor maggiore interconnessione e scambio di informazioni globale e,in aggiunta, “un’ampia gamma di scambi monetari e finanziari su basi interamente telematiche”. Nuove tecnologie come il 5G danno l’idea del radicale cambiamento degli equilibri geopolitici e di ciò che una nazione oggi considera strategico (Savona, p. 34).

Savona prevede che il sistema economico e finanziario mondiale potrebbe evolvere in due modi:

  • una completa sostituzione della moneta tradizionale con un’unica criptovaluta, necessariamente pubblica e controllata dallo Stato e, probabilmente,una messa al bando delle criptovalute non pubbliche e pertanto non controllabili dallo Stato;
  • la coesistenza, come accade adesso, di monete tradizionali e criptovalute, siano esse pubbliche o private (Savona, pp.37-38).

Paolo Savona constata come il privato si stia muovendo più velocemente del pubblico e, finora, la risposta del pubblico è stata assai flebile se non assente (a parte la Cina). Interessanti, però, sono stati alcuni progetti (anche se forse non adeguatamente finanziati) come quello della Banca centrale europea (BCE) che il 2 ottobre 2020 ha pubblicato il Rapporto sull’euro digitale (Savona, pp. 42-44).

Anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha pubblicato un documento sulla moneta digitale, anche se le conclusioni di tale documento hanno lasciato un po’ perplesso Savona quando nel documento ci si pone la domanda se la moneta digitale possa migliorare i pagamenti internazionali (ad esempio, riducendone i costi). In particolare, quasi tutte le istituzioni politiche e finanziarie non sembrano aver compreso che, se non si agisce in tempo, sarà difficile in futuro riprendersi il controllo della moneta (Savona, pp. 45-46). Questa fino a oggi è sempre stata stabilmente controllata dai governi dei vari paesi, ma adesso le cose sembrano muoversi in una direzione diversa e perdere le sovranità monetaria significherebbe che un governo non potrebbe più garantire la stabilità dei prezzi.

In un sistema interamente basato sulle criptomonete, le banche avrebbero una funzione differente da quella che oggi hanno, dal momento che perderebbero la loro possibilità di creare moneta. Un’unica soluzione si staglia all’orizzonte: sviluppare, rendere legale e regolamentare una criptomoneta pubblica, accentrata, non anonima e che lo Stato possa controllare, e bandire le criptomonete private come potenziali veicoli di riciclaggio e finanziamento del crimine e del terrorismo. Questo, però, non sortirebbe gli effetti desiderati, ma probabilmente sposterebbe le loro attività nei paradisi fiscali (Savona, p. 55). Per raggiungere gli scopi di una legalizzazione e regolamentazione delle criptomonete, un accordo globale come quello di Bretton Woods del 1944 è necessario, “ma con contenuti moderni” (Savona, 61).

La Cina, attraverso il capo dell’Istituto per la ricerca sulla moneta digitale della People Bank of China, Mu Changchun, ha fatto sapere di voler passare “alla moneta digitale”. La Cina ha già compreso che le monete digitali potrebbero prendere il sopravvento e indebolire la possibilità per i governi di stabilizzare i prezzi e in generale di controllare l’emissione di moneta. Per questo svolge assidue ricerche per la creazione di uno yuan digitale, che consentirà allo Stato di controllare la moneta ed evitare, tra l’altro ,riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo (Savona, pp. 66-67).

In assenza di controllo, esisterebbero una varietà di valute diverse, tutte in uso nello stesso paese, col rischio di processi di deflazione e inflazione del tutto fuori dal controllo dei governi nazionali. Anche i tassi d’interesse interbancari finirebbero per essere ingovernabili, e le stesse banche perderebbero, come detto, la loro funzione di creatori di moneta. Inoltre verrebbe a esserci una netta separazione tra moneta e finanza, e il sogno di Hyman Minsky di “porre fine alla moneta come serva di due padroni, la stabilità bancaria e la stabilità dei prezzi” diventerebbe realtà con le criptomonete e la blockchain.

Collegamenti

Italia Oggi, Criptovalute, occorre una nuova Bretton Woods

Riferimenti

Paolo Savona, Criptomonete – Al di là della sovranità monetaria, Milano Finanza S.p.A. Milano (2021)

Christine Lagarde e Fabio Panetta (BCE), Report on a digital euro (2020)